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Sils Maria

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Un film del 2014 scritto e diretto da Olivier Assayas, con protagoniste Kristen Stewart, Juliette Binoche e Chloë Grace Moretz.

Impervio parlare di donne e tempo che passa, del sentirsi giovani o esserlo davvero. (Di sicuro, comunque, quando ti accorgi di sentirti giovane, non lo sei più.) Non parlo dell’invecchiare ma di concedere qualcosa al tempo. Per esempio lasciare andare una certa energia, quella sfrontatezza, quella ribellione che da giovani infuoca e, poi, brucia e basta.

Cannes-2014-Sils-Maria-primo-trailer-del-dramma-con-Juliette-Binoche-e-Kirsten-Stewart-2Prendete una attrice quarantenne di successo, Maria Enders (Juliette Binoche) e mettetela nella scomoda situazione di dover affrontare un pièce in cui ha già recitato. In cui, peggio, ha debuttato quando aveva solo diciotto anni. Solo che allora vestiva i panni della giovane e travolgente Sigrid, la bella che strega il capo. E il capo è una donna, sposata con prole, che si lascia travolgere fino a perdere la testa, quando la giovane amante l’abbandona. E Maria viene appunto offerto il ruolo di Helene, la donna matura, la vittima, quella che si fa usare. O almeno è così che Maria la vede. L’altra parte è affidata alla diciannovenne Jo-Ann Ellis (Chloë Grace download-21Moretz): bella e dannata star di improbabili pop-corn movie intergalattici. Una che nel web compare sbronza, armata, nuda… cose che concedi appunto a una che di anni ne ha pochini: se sei giovane fa tanto ribelle, se sei più matura fa cretina e basta.

Maria è titubante, ha sempre detestato il personaggio di Helene e sta pure vivendo un grande dolore (vietato rivelarvi quale). È Valentine (Kristen Stewart), la sua giovane assistente, a sostenerla e convincerla. Valentine, in effetti, pare un saggio angelo custode – canne e guida spericolata a parte – compagna di chiacchiere, sigarette e bevute, clouds_of_sils_maria_4_stewartperennemente munita di due cellulari, è capace di prevenire desideri, alleviare pene, fornire supporto psicologico.

E così le due finiscono a Sils Maria, in Svizzera, in uno chalet di una cara amica di Maria, e iniziano a provare le scene. Pare di assistere alla seduta psicoanalitica di un personaggio e del suo riflesso, l’attrice che lo interpreta. Ma le rifrazioni in questa storia si sprecano: da un lato ci sono Maria e Valentine, unite da un rapporto sempre più complesso e claustrofobico, che rimandano a Sigfrid e Helene personificate dalla diade esplosiva Marie/Jo-Ann.

In questo film si parla di fama, certo, e pure di gossip: l’ingordigia con cui siclouds-of-sils-maria consulta Google a caccia di notizie dell’altro è inversamente proporzionale al tentativo di preservare il nostro privato. Si parla di gusto estetico, di qualità narrativa e cinematografica e di un certo snobismo nel criticare ciò che è pop e di successo.
La Binoche, sempre padrona sulla scena, tocca più del solito perché in questo cinema che parla di sé – i precisetti direbbero metacinema – pare per tutto il film realmente in crisi, realmente messa alla prova dal tempo che passa, dai ruoli che non possono più essere gli stessi, dall’impossibilità di godere dei vantaggi della gioventù. Kristen Stewart dimostra che a far film di vampiri si impara qualcosa (o che frequentare licantropi non danneggia poi troppo), e pare perfetta per la parte. Un ruolo chiave il suo, gestito con la naturalezza di chi ha talento.

KstewartfansAssayas costruisce un film sulle parole, sui dialoghi, sulla recitazione della recitazione e a parte qualche eccesso (la scena sui tornanti in cui la Stewart perde il controllo per esempio), il risultato è convincente.

Ciò che conta davvero avviene dove è più faticoso arrivare: in alta quota. E a ogni passo assisti a cambi di prospettiva, cambi di sguardo sul mondo e di umore, di fronte a panorami indicibili tanta è la loro bellezza. Mutano le stagioni, le musiche di Hendel cedono il passo al vento e alla neve, i personaggi compaiono oltre una collina, svaniscono lungo il sentiero… così come appare,sils-maria-maloya-snake se sei fortunato, il Maloja Snake. Un curioso fenomeno atmosferico per cui l’aria umida si trasforma in una nuvola che si snoda nella valle, da Sils Maria a St. Moritz. Un serpente, appunto, che all’alba strisca silenzioso come la vita che avanza.

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